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martedì 5 agosto 2014

CROMBETTE: lo scienziato che dimostrò la verità scientifica della Bibbia

La regola di studio scientifico di Crombette si potrebbe riassumere in questa sua frase: ‘La Fede, lungi dall’essere lo spegnitoio della scienza e dell’intelligenza, ne è la vera luce’.

Crombette credeva nella assoluta inerranza della Genesi biblica, credeva nella creazione dell’uomo dal nulla da parte di Dio Creatore, credeva nel Peccato originale, nel Diluvio universale, nella dispersione dei popoli dopo la vicenda della Torre di Babele, e si è sforzato – attraverso i suoi studi storici, geografici, astronomici ed esegetici – di dimostrare la verità scientifica di quelli che oggi la scienza atea definisce sbrigativamente come ‘miti’. Egli era convinto del fatto che in particolare la Genesi biblica, tramandata da Adamo ai suoi discendenti di generazione in generazione, ad un certo punto – messa per iscritto – fosse stata mal compresa e quindi mal tradotta dagli ‘scribi’ dei millenni successivi. Succede, quando si traducono brani di lingue antiche passate di mano in mano quando ancora si scriveva ad esempio sul papiro.
La scienza atea che dimentica quando le fa comodo uno dei suoi principi basilari per cui ogni ‘effetto’ deve avere la propria origine in una ‘causa’, questa scienza atea aliena dal ‘credere’ ma che non esita tuttavia da parte sua a ‘credere’ religiosamente che l’Universo è ‘apparso’ da solo e dal nulla, che la vita è nata da sola e dal nulla, e che l’uomo non è stato creato dal Dio della Genesi ma è disceso da una scimmia nata a sua volta dalla ‘evoluzione’ di una cellula primordiale scaturita anch’essa da sola e dal nulla, ebbene questa scienza atea non accetta che una Suprema Intelligenza possa invece essere stata Lei ha creare tutto dal nulla.
A mio avviso invece la tesi della Creazione divina – sia del macrocosmo che del microcosmo, con le loro leggi perfette che ne permettono l’esistenza impedendo il dissolvimento dell’attuale universo – rappresenta, per una semplice considerazione di buon senso, l’Evidenza dell’esistenza a monte di un Dio creatore.
Quelle della scienza atea sono teorie ideologiche, che – ancorché definite come ‘scientifiche’ – in realtà non hanno alla propria base alcuna valida sperimentazione di laboratorio o alcuna ineccepibile scoperta veramente scientifica.
(...)

Riporto quanto scritto nel libro: Se il mondo sapesse…“:

Tutto ha inizio con un compito, una composizione sul tema “le Sante donne alla Tomba”, che sua figlia Liane, allieva alla Scuola di Belle Arti, deve preparare. Volendo aiutarla nella ricostruzione storica, Crombette apre la sua Bibbia e si imbatte provvidenzialmente nel versetto 12 del Salmo 73: “Ma Dio, nostro re, da prima dei secoli, ha operato la salvezza al centro della terra“. Su questo versetto, che tanti cristiani hanno forse letto senza prestarvi particolare attenzione, la Provvidenza volle che lo studioso si soffermasse. Un’idea si presenta alla sua mente: se la Bibbia dice il vero, Gerusalemme è al centro del mondo!
 
 Egli scoprirà più tardi, durante le sue ricerche, che il Rev. Padre Placet, monaco premonstratense, aveva scritto nel 1668 un’opera intitolataDove è provato che prima del Diluvio non vi erano punto le isole e che l’America non era punto separata dal resto del mondo“.
Crombette conosce la tesi di WEGENER nel primo Novecento sulla deriva degli attuali continenti che in origine avrebbero dovuto essere un continente unico. Si reca allora nelle biblioteche (verso la fine del suo lavoro all’università di Grenoble) per disporre delle carte geologiche e batimetriche necessarie, e si applica a ricostruire il continente primitivo che i geografi chiamano oggi Pangea.
L’idea geniale di F. Crombette fu di non fermarsi (dopo prove infruttuose) ai contorni attuali dei continenti, variabili con il livello dei mari, ma di prendere in considerazione il bordo estremo dello zoccolo continentale, alla quota di -2000 metri, laddove il fondo marino cambia bruscamente pendenza per andare a raggiungere il fondo abissale, a -4000 metri.
Idea geniale, giacché le trivellazioni sottomarine confermano oggi, dopo 60 anni, che lo zoccolo granitico continentale, sotto i sedimenti marini, si arresta proprio in questo punto. Ma anche idea ispirata dalla Bibbia, giacché Fernand Crombette aveva ripreso la tesi cosmogonica di Kant secondo la quale le “acque dell’alto“, separate da Dio al momento della Creazione, formavano un anello acqueo attorno alla terra (simile a quello di Saturno), anello la cui caduta progressiva alimentò i 40 giorni di grande pioggia del Diluvio.
Stabilite così le ipotesi del suo lavoro, Crombette ricostruisce completamente (tra il 1933 e il 1945) il puzzle del continente primitivo, con i banchi e le isole oggi disperse sul fondo basaltico dei mari, e l’esatto cammino percorso da ciascuna delle masse continentali. E il risultato confonde l’immaginazione: il continente unico aveva ricevuto la forma regolare di un fiore a otto petali, di cui Gerusalemme occupa il centro .
È da sottolineare che il suo lavoro è iniziato non partendo dal centro, bensì dalle isole Falkland e dalla punta dell’America del sud.
Nasce così il suo SAGGIO DI GEOGRAFIA… DIVINA in cui Crombette spiega la formazione della superficie e l’orografia del mondo.
Così Gerusalemme, luogo in cui si operò la Redenzione, è dunque al centro della Terra, come indica il Salmo 73.
Compiuto questo lavoro, si mette a guardare la Bibbia in tutt’altro modo: l’incompatibilità che esiste oggi tra le cronologie ufficiali della Storia dell’Antichità e la cronologia biblica fa problema. È nel 1830 che Champollion, per primo, avanza per le prime dinastie egiziane una data risalente al 6° millennio avanti Cristo, incompatibile dunque con la data del 2348 a.C. ammessa comunemente per il Diluvio.
Crombette, abitante dal 1937 a Tournai (Belgio), si reca allora alla Fondazione Egittologica Regina Elisabetta, a Bruxelles, per iniziarsi alla lettura dei geroglifici.
Egli non tarda a rimettere in causa il metodo di decifrazione di Champollion, che assimila i geroglifici a una scrittura alfabetica, mentre i segni pittografici o ideografici (lo si vede in Cina) sono anteriori ad ogni alfabeto e ne sopprimono il bisogno.
La famosa “Pietra di Rosetta”, punto di partenza di Champollion, rappresenta un decreto del faraone “greco” Tolomeo V° Epifanio.
I geroglifici traducono dunque il testo greco, e il fatto che taluni sono stati scelti per raffigurare foneticamente le lettere greche dei nomi propri come Tolomeo e Cleopatra, non implica affatto che questa regola di trascrizione possa applicarsi ai nomi comuni che esistevano in copto monosillabico (la lingua dell’Egitto Antico) prima ancora che si pensasse di scriverli.
La Pietra di Rosetta non può dunque servire da punto di partenza alla decifrazione delle iscrizioni reali delle dinastie egiziane. Fernand Crombette scopre allora che i geroglifici possono leggersi come dei pittogrammi monosillabici come tutte le lingue primitive, per i nomi concreti, e, più generalmente, come un rebus composto in copto antico.
Invece di dover ricostruire una lingua artificiale impronunciabile e incerta, come hanno tentato gli egittologi fedeli al metodo di Champollion, Crombette riesce dunque a leggere direttamente i geroglifici in una lingua conosciuta (il copto) che si è trasmessa fino a noi mediante gli scritti dei linguisti arabi, come pure attraverso la comunità copta che, nell’Egitto stesso, resiste ancora all’arabizzazione.
Su questa base, il nostro studioso scrive una Storia dell’Egitto in 15 volumi: IL LIBRO DEI NOMI DEI RE D’EGITTO, condensato poi in 3 volumi intitolati VERA STORIA DELL’EGITTO ANTICO, più un volume CRONOLOGIA DELL’EGITTO FARAONICO. Questa ricostruzione minuziosa della genealogia di tutte le dinastie fa apparire che Misraïm (Rê), fondatore eponimo dell’Egitto, non è altri che il figlio maggiore di Cam (Amon), figlio primogenito di Noè, e che l’arrivo di Misraim in Egitto segue immediatamente la Dispersione dei popoli a Babele, nel 2197 a.C..
 
tratto da Fernand Crombette, vi presento un genio (dal sito Biblioteca Neval)
 
iPer approfondire
 Galileo aveva torto o ragione? per gli appassionati di astronomia (dal sito di don Pablo Martin)
 
 
Il carbone (dal sito Bibbia e Scienza)
 

Degli strani fossili (dal sito Bibbia e Scienza)



Nota 1 
Traducendo tutto il testo della Genesi sulla base del copto (ritiene infatti che la lingua in cui Mosè scrisse il testo fosse analogo al copto e che l'ebraico si sia poi semitizzato), Crombette traduce il versetto 9 del capitolo 1 così: " (...) Saggiamente, perciò, Dio chiamò questi diversi spazi, cioè il sistema dell’asciutto scoperto dai restringimenti che lasciavano libera in superficie una pianura chiusa su tutti i lati da montagne: Ornata della bellezza del fiore sbocciato; e la regione del sistema delle acque parziali raccolte silenziose nella vasta distesa inferiore: il grande mare placido (l’Oceano Pacifico).”
Questo lungo testo mostra che all’origine, come affermano anche molte tradizioni, la terra era parzialmente ricoperta da un continente unico di cui Crombette ha mostrato, dopo tre anni di lavoro durante i quali ha disegnato un centinaio di carte che mostrano com’è avvenuta la deriva dei continenti e che illustrano la sua geografia divina, che essa aveva la forma di una corolla schiusa a otto petali, il cui centro geometrico era la città di Gerusalemme. Il grande mare placido ha dato il suo nome all’Oceano Pacifico.
Questo continente iniziale era formato da una grande pianura circondata da montagne, di cui le Montagne Rocciose e la Cordigliera delle Ande ne sono le vestigia. Notiamo che la parola ebraica Erets, che F. Crombette traduce con “Ornata della bellezza di un fiore sbocciato” ha dato Earth in inglese, Erde in tedesco e Terra in italiano per l’inversione delle due consonanti (RT – TR)
 
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Nota 2 Durante la catastrofe del Diluvio universale l’Arca, costruita da Noè su precise misure indicate da  Dio (nauticamente perfette al punto che moderni esperti di tecnica delle costruzioni navali - riproducendone un modello in scala sufficientemente grande ed in condizioni paragonabili a quelle di onde di sessanta metri supposte per un Diluvio quale quello biblico - l’hanno trovata inaffondabile e non capovolgibile) resistette con il suo carico vivente di uomini, animali e foraggi, galleggiando come un enorme cassone, salvo adagiarsi sulle pendici del monte Ararat quando il livello delle acque cominciò a decrescere e dove dei ricercatori hanno trovato anni fa dei resti della stessa che erano emersi dai ghiacci. Ai più stranamente non è noto che l’Arca – della quale viaggiatori dei secoli passati avevano portato a più riprese notizie della sua esistenza e localizzazione approssimativa recuperandone anche frammenti – è stata prima individuata dal satellite‘Lancet’ con l’ausilio di una foto scattata da 840.000 metri di altezza e poi ritrovata sul Grande Ararat grazie ad undici spedizioni organizzate dall’italiano Angelo Palego, delle quali una fatta con il celebre scalatore Reinhold Messner. Tratto da: ilcatecumeno.net

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