DESIDERO CONDURVI AL PADRE

Messaggio della Madonna a Medjugorje (18.03.93) "Cari figli! Il mio desiderio è questo: datemi le vostre mani così potrò portarvi c...

giovedì 10 aprile 2014

I DOLORI MENTALI DI CRISTO NELLA SUA PASSIONE


(dallo scritto mistico della Beata Camilla Battista da Varano)
Introduzione
 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore (Lam 1, 12).

Voglio che tutti i giorni della mia vita siano un solo Venerdì Santo, nel quale piangere sempre l’amarissima passione di Cristo, affinché quando morrò mi appaia risuscitato e glorioso. Al confronto la morte non sarebbe più morte, ma un andare a nozze con canti e danze (Autobiografia).
O Signore mio, io ti prego che tu mi introduca nel santissimo talamo dei tuoi dolori mentali. Annegami in quel mare amarissimo, perché lì desidero morire, se piace a te, dolce vita e amor mio (I Dolori Mentali).


PRIMO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER TUTTI I DANNATI
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Anche Cristo è morto, una volta per sempre, per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio… E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava… Infatti anche ai morti è stata annunciata la buona notizia (1Pt 3, 18-20. 4, 6).17
Questa fu una delle pene crudeli che io portai e sentii nel mio cuore: la lacerazione delle mie membra. Pensa quanta sofferenza sente chi è martirizzato con la corda con cui vengono strappate le membra del suo corpo. Ora immagina che martirio fu il mio per tante membra da me separate quante saranno le anime dannate e ogni membro per tante volte quante peccava mortalmente. La disgiunzione di un membro spirituale, rispetto a quella fisica, è molto più dolorosa, perché è più preziosa l’anima rispetto al corpo… Ma la pena crudele, che mi straziava, era vedere che le suddette infinite mie membra, cioè tutte le anime dannate, mai, mai e mai più si sarebbero riunite a me, loro vero capo. Al di sopra di tutte le altre pene che hanno e che potranno avere eternamente quelle povere anime sventurate, è proprio questo "mai, mai" che in eterno le tormenta e tormenterà. Mi straziò tanto questa pena del "mai, mai", che io avrei immediatamente scelto di patire non una volta sola, ma infinite volte, tutte le disgiunzioni che furono, sono e saranno, purché avessi potuto vedere non tanto tutte, ma almeno un’anima sola riunirsi ai membri vivi o eletti che vivranno in eterno dello spirito di vita che procede da me, vera vita, che do vita ad ogni essere vivente. Considera ora quanto mi sia cara un’anima se, per riunirne a me una sola, avrei voluto patire infinite volte tutte le pene e moltiplicate. Ma sappi anche che la pena di questo "mai, mai" tanto affligge e accora per mia divina giustizia quelle anime, che anche loro ugualmente preferirebbero mille e infinite pene pur di sperare qualche istante di riunirsi qualche volta a me, loro vero capo… Questo dunque è il dolore interiore che provai per i dannati (I Dolori Mentali cap. I).
Preghiamo
O Gesù, buon pastore, che per salvare le tue pecore hai sostenuto la passione della croce, facci il dono e la grazia di condividere il tuo amore e il tuo dolore, affinché in ognuno di noi si possa compiere pienamente il mistero della nostra vocazione, che è quella di seguire, imitare e amare te, che hai dato la tua vita per noi.18


SECONDO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER TUTTI I MEMBRI ELETTI
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra… molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi, se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme, e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora, voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra (1Cor 12, 14. 20. 24-27).
L’altro dolore che mi trafisse il cuore fu per tutti gli eletti… Sentii e provai ogni loro pena e amarezza in vita e dopo la morte, cioè nella vita le sofferenze e i tormenti di tutti i martiri, le penitenze di tutti i penitenti, le tentazioni di tutti i tentati, le infermità di tutti i malati e poi persecuzioni, calunnie, esili. In breve, provai e sentii così chiaramente e vivamente ogni sofferenza, piccola o grande, di tutti gli eletti ancora in vita, come tu vivamente proveresti e sentiresti se ti percuotessero l’occhio, la mano, il piede o qualche altro membro del tuo corpo... Le mie membra, figlia mia, non furono né mille, né milioni, ma infinite. Le varie pene non furono migliaia, ma infinite, perché innumerevoli furono le sofferenze dei martiri, delle vergini, dei confessori e di tutti gli altri eletti. Per gli eletti, in vita e dopo la morte, condividevo ogni sofferenza e amarezza. Cioè i tormenti di tutti i martiri, le penitenze di tutti i penitenti, le tentazioni dei tentati, le infermità, le persecuzioni (I Dolori Mentali cap. II).

Oh, Dio mio, molte volte ti ho procurato grandi ed infinite pene, o dannata o salva che io sia. O Signore, non ho mai saputo che il peccato ti offendesse tanto, credo allora che mai avrei peccato neppure leggermente. Tuttavia, Dio mio, non tener conto di ciò che dico, perché, nonostante questo, farei anche peggio se la tua pietosa mano non mi sostenesse. Però tu, dolce e benigno mio amante, non mi sembri più un Dio, ma piuttosto un inferno, perché queste tue pene, che mi fai conoscere, sono tante (I Dolori Mentali cap. II).
Preghiamo
Ti rendiamo grazie, Signore Gesù crocifisso, perché il Padre tuo e nostro non ci ha abbandonati in potere del peccato e della morte, ma ci ha dato la speranza che in te tutto l’universo risorge e si rinnova.19


TERZO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER LA GLORIOSA VERGINE MARIA
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria, madre di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: ecco tua madre! (Gv 19, 25-27).

Sappi che tutto quello che soffrii e sopportai io, Dio umanato, soffrì e patì la mia povera e santissima Madre: salvo che io soffrii in grado più alto e perfetto, perché ero Dio e uomo, mentre lei era pura e semplice creatura priva affatto di divinità. Mi afflisse talmente il suo dolore che, se fosse piaciuto al mio eterno Padre, sarebbe stato per me un sollievo se i suoi dolori fossero ricaduti sopra la mia anima e lei fosse rimasta libera da ogni sofferenza; è vero che le mie sofferenze e ferite sarebbero state come raddoppiate con una freccia acuminata e velenosa, ma ciò sarebbe stato per me grandissimo sollievo e lei sarebbe rimasta senza alcuna pena. Ma perché il mio indescrivibile martirio doveva essere senza alcuna consolazione, non mi fu concessa tale grazia benché più volte l’avessi domandata per tenerezza filiale e con molte lacrime (I Dolori Mentali cap. III).
Preghiamo
Ti supplichiamo, Maria, Madre dei dolori, che hai condiviso tutto l’amore e tutto il dolore del tuo Figlio crocifisso, portando nel tuo cuore il mistero della redenzione: custodisci e infiamma il nostro cuore nell’amore di Cristo crocifisso.



QUARTO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER LA SUA INNAMORATA DISCEPOLA  MARIA MADDALENA
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva… Si voltò indietro e vide Gesù, in piedi, ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: Donna, perché piangi? Chi cerchi? 20
Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: Maria! Ella si voltò e gli disse in ebraico: Rabbunì! - che significa: Maestro mio! (Gv 20, 11. 14-16)

E che dolore pensi tu che io abbia sostenuto per la pena e l’afflizione della mia diletta discepola e benedetta figliola Maria Maddalena? Mai potreste comprenderlo né tu né altra persona, perché da lei e da me hanno avuto fondamento e origine tutti i santi amori spirituali, che mai furono e saranno… Giustamente si dice che dopo la mia amatissima Madre non ci fu persona che più di lei si affliggesse per la mia passione e morte. Se un altro si fosse afflitto più di lei, dopo la mia risurrezione io sarei apparso a lui prima che a lei; ma poiché dopo la mia benedetta Madre fu lei più afflitta e non altri, così dopo la mia dolcissima Madre fu lei la prima ad essere consolata... Quando mi vide spirare, parve a lei che le venissero a mancare il cielo e la terra, perché in me erano tutta la sua speranza, tutto il suo amore, pace e consolazione, giacché mi amava senza ordine e misura. Per questo anche il suo dolore fu senza ordine e misura. E potendolo conoscere solo io, lo portai volentieri nel mio cuore e provai per lei ogni tenerezza che, per santo e spirituale amore, si può provare e sentire, perché mi amava svisceratamente. E osserva, se vuoi saperlo, che gli altri discepoli dopo la mia morte ritornarono alle reti che avevano abbandonato, perché non erano ancora del tutto staccati dalle cose materiali come invece questa santa peccatrice. Lei invece non ritornò alla vita mondana e scorretta; anzi, tutta infuocata, bruciante di santo desiderio, non potendo più sperare di vedermi vivo, mi cercava morto, convinta che nessun’altra cosa poteva ormai piacerle o soddisfarla se non io, suo caro Maestro,vivo o morto che fossi. Questo suo dolore si ripercuoteva nel mio appassionato cuore, perciò fui molto afflitto ed angustiato per lei. Ma non permisi che lei venisse meno nel suo dolore, dato che di lei volevo fare ciò che poi feci, cioè apostola degli apostoli, per annunziare loro la verità della mia trionfale risurrezione, come essi poi fecero a tutto il mondo. La volevo fare e la feci specchio, esempio, modello di tutta la beatissima vita contemplativa nella solitudine di trentatrè anni, rimanendo ignota al mondo, durante i quali lei potè gustare e provare gli ultimi effetti dell’amore per quanto è possibile gustare, provare, sentire in questa vita terrena. Questo è tutto quello che riguarda il dolore che provai per la mia diletta discepola (I Dolori Mentali cap. IV).
Preghiamo
O Crocifisso povero, che ci strappi dal principe delle tenebre, donaci il tuo 21
coraggio, e l’ardente desiderio di te prenda l’andatura di una corsa, che mai si arresti se non nel tuo abbraccio (FF 2863).


QUINTO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER I SUOI AMATI E CARI DISCEPOLI
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Gesù disse: Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli. E Pietro gli disse: Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte. Gli rispose: Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà, prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi (Lc 22, 31-34).
L’altro dolore che accoltellava l’anima mia era la continua memoria del santo collegio degli apostoli, colonne del cielo e fondamento della mia Chiesa in terra, che io vedevo come sarebbe stato disperso quali pecorelle senza pastore e conoscevo tutte le pene e martìri che avrebbero dovuto patire per me. Benché io abbia sempre amato tutte le creature con amore infinito, tuttavia ci fu un particolare amore per quelli che effettivamente vissero con me. Di conseguenza provai un particolare dolore per loro nella mia afflitta anima. Per essi infatti, più che per me, pronunciai quell’amara parola: "La mia anima è triste fino alla morte", data la grande tenerezza che provavo nel lasciarli senza di me, loro padre e fedele maestro. Ciò mi procurava tanta angustia, che questa separazione fisica da loro mi sembrava una seconda morte. Se si riflettesse attentamente sulle parole dell’ultimo discorso che rivolsi loro, non ci sarebbe un cuore tanto indurito da non commuoversi di fronte a tutte quelle affettuose parole che mi sgorgarono dal cuore, che sembrava scoppiarmi in petto per l’amore che portavo loro. Per poter comprendere quanto questa pena mi fosse pesante, fai questa ipotesi: se tu avessi una persona che ami santamente e alla quale per causa tua e proprio perché l’ami vengano indirizzate parole ingiuriose oppure, fatto qualche cosa che le dispiace, oh, come ti farebbe veramente male che proprio tu sia la causa di tale sofferenza per lei che tu ami tanto! Vorresti invece e cercheresti che lei, per causa tua, potesse avere sempre pace e gioia. Ora, proprio io, 22

figliola mia, diventavo per loro causa non di parole ingiuriose, ma della morte, e non per uno solo ma per tutti (I Dolori Mentali cap. V).
Preghiamo
Signore, donaci di amarti con tutto il cuore e, prendendo la croce, possiamo seguire te che ci precedi. Non cada mai dalla nostra mente la memoria di te (FF 2915).


SESTO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER L’INGRATITUDINE DEL SUO AMATO DISCEPOLO GIUDA TRADITORE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà… intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque: Quello che vuoi fare, fallo presto… Giuda, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte (Gv 13,21. 26-27. 30).
Considera prima di tutto quanto fu grande l’ingratitudine di Giuda. Io lo avevo eletto nel numero degli apostoli e, dopo avergli perdonato tutti i peccati, lo resi operatore di miracoli e amministratore di quanto mi veniva donato e gli mostrai sempre continui segni di particolare amore, perché tornasse indietro dall’iniquo suo proposito. Ma quanto più amore gli mostravo, tanto più progettava cattiverie contro di me. Con quanta amarezza credi tu che io ruminassi nel mio cuore queste cose e tante altre? Ma quando venni a quel gesto affettuoso e umile di lavargli i piedi insieme a tutti gli altri, allora il mio cuore si liquefece in un pianto sviscerato. Uscivano veramente fontane di lacrime dai miei occhi sopra i suoi disonesti piedi, mentre nel mio cuore esclamavo: "O Giuda, che ti ho fatto perché tu così crudelmente mi tradisca? O sventurato discepolo, non è questo l’ultimo segno d’amore che ti voglio mostrare? O figliolo di perdizione, per quale motivo ti allontani così dal tuo padre e maestro? O discepolo ingrato, io ti bacio con tanto amore i piedi e tu con grande tradimento mi bacerai la bocca?... Ti ho detto tutto questo per darti qualche notizia del dolore che provai nel mio cuore per l’ingratitudine e per l’empietà di Giuda traditore, che per quanto da parte mia gli avevo dato 23

amore e segni di affetto, tanto mi rattristò con la sua pessima ingratitudine (I Dolori Mentali cap. VI).

Signore mio benigno, come potrò ringraziarti per ciò che hai sofferto per me, che ti ho trattato mille volte peggio di Giuda? Tu avevi reso lui tuo discepolo, mentre hai eletto me tua figlia e sposa. A lui hai perdonato i peccati, a me pure per tua pietà e grazia hai perdonato tutti i peccati, come se non li avessi mai fatti. A lui desti l’incarico di dispensare le cose materiali, a me ingrata hai dispensato tanti doni e grazie del tuo tesoro spirituale… O Gesù mio, io ti ho venduto e tradito non una volta come lui, ma mille ed infinite volte. O mio Dio, sai bene che peggio di Giuda io ti ho tradito col bacio quando, anche sotto parvenza di amicizia spirituale, ti ho abbandonato e mi sono accostata ai lacci di morte (I Dolori Mentali cap. VI).
Preghiamo
Concedici, Padre, di camminare sulle orme del tuo Figlio, nostra via, e di perseverare nel nostro andare, perché crescendo nel bene vi perseveriamo sino alla fine (FF 2850. 2852).


SETTIMO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER L’INGRATITUDINE DEL SUO PREDILETTO POPOLO GIUDAICO
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! (Lc 13, 34-35).
Pensa un poco, figliola mia, quanto grande fu il colpo, come di freccia, con cui mi trafisse e mi accorò il popolo giudaico, ingrato ed ostinato. Io l’avevo reso popolo santo e sacerdotale e l’avevo eletto a mia parte di eredità, al di sopra di tutti gli altri popoli della terra. L’avevo liberato dalla schiavitù d’Egitto, dalle mani del faraone, lo avevo condotto a piedi asciutti attraverso 24

il Mare Rosso, per lui ero stato colonna ombrosa di giorno e luce nella notte. Lo nutrii di manna per quaranta anni, gli detti con la mia propria bocca la Legge sul monte Sinai, gli concessi tante vittorie contro i suoi nemici. Assunsi natura umana da lui e per tutto il tempo della mia vita dialogai con lui e gli mostrai la via del cielo. Durante quel tempo gli feci molti benefici, quali dare luce ai ciechi, l’udito ai sordi, il camminare ai paralitici, la vita ai loro morti… Ora, quando intesi che con tanto furore gridavano che fosse rilasciato Barabba e io fossi condannato a morte e crocifisso, mi parve che mi scoppiasse il cuore. Figliola mia, non lo può comprendere se non chi lo prova, che dolore sia ricevere ogni male da chi ha ricevuto ogni bene! Quanto è duro per chi è innocente sentirsi urlare da tutta la gente: Muoia! muoia!, mentre a chi è prigioniero come lui, ma si sa che merita mille morti, viene gridato dal popolo: Viva! Viva! Queste sono cose da meditare e non da raccontare (I Dolori Mentali cap. VII).

Se tanto ti ha turbato l’ingratitudine di quel popolo eletto, cosa sarà stata ed è per te la mia ingratitudine? Io ti ho trattato peggio di loro, benché abbia ricevuto da te, mio vero bene, molti più benefici di loro. O Signore mio dolcissimo, io con tutto il cuore ti ringrazio che, come gli ebrei dalla schiavitù egiziana, mi hai strappato dalla schiavitù del mondo, dai peccati… Ti ringrazio, redentore mio benignissimo, per tutte le vittorie che mi hai dato su tutti i miei nemici, i vizi capitali: tutte le volte che ho vinto, da te solo e per te è venuta la mia vittoria, mentre tutte le volte che ho perso e perdo è stato ed è per la mia malizia e il poco amore che porto a te, mio desiderato Dio. Tu, Signore, per grazia sei nato nell’anima mia e mi hai mostralo la via e donato la luce e il lume della verità per giungere a te, vero paradiso. Nelle tenebre e oscurità del mondo tu mi hai fatta capace di vedere, udire, parlare, camminare, perché veramente io ero cieca, sorda e muta a tutte le cose spirituali; mi hai risuscitata in Te, vera vita che dai vita a ogni cosa vivente (I Dolori Mentali cap. VII).
Preghiamo
O Spirito che abiti i nostri cuori e vivi nelle nostre opere, tutto di noi imiti l’umiltà e la povertà del Signore Gesù. O Amore che abiti i nostri cuori, feconda in noi la carità di Cristo (FF 2845-2847).25


OTTAVO DOLORE DEL CUORE DI CRISTO
PER L’INGRATITUDINE DI TUTTE LE CREATURE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: fa’ il profeta! Chi ti ha colpito? E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo (Lc 22, 63-65).
O mio Dio e Redentore mio, chi ti ha crocifisso? Io. Chi ti ha flagellato alla colonna? Io. Chi ti ha coronato di spine? Io. Chi ti ha abbeverato di fiele e aceto? Io. La tua grazia mi ha fatto comprendere che molto più ti addolorarono i miei peccati che non tutti gli strazi che tormentarono il tuo sacratissimo corpo… Dio mio, non è necessario che tu mi faccia conoscere il dolore che ti dette l’ingratitudine di tutte le creature, perché, dopo che mi hai fatto la grazia di conoscere almeno in parte la mia ingratitudine, posso ora – sempre per la grazia che mi infondi – riflettere quanto ti hanno fatto tutte le creature complessivamente. In questa riflessione quasi vengo meno per lo stupore che suscitano, o Gesù mio, la tua immensa carità e la pazienza verso di noi, tue creature ingratissime, poiché mai, mai tu smetti di provvedere a tutti i nostri bisogni spirituali, materiali e temporali. E come non si possono conoscere, Dio mio, le cose innumerevoli che hai compiuto per queste tue ingrate creature in cielo, in terra, nell’acqua, nell’aria, così non riusciremo a comprendere la nostra ingratissima ingratitudine… E io credo e riconosco che questa nostra pessima ingratitudine sia stata uno dei più crudeli dolori della tua afflitta anima (I Dolori Mentali cap. VIII).
Preghiamo
Ti rendiamo grazie, Signore, perché tu, per salvarci, hai sostenuto la passione della croce, hai dato la vita per tutte le creature e sei diventato per tutti via, verità e vita, cibo che nutre, luce che guida, forza che sostiene, porta che ci apre alla vita senza fine.



O dolce Signore Gesù Cristo, quante volte t’ho dato amaro fiele
per il miele continuo che tu hai dato a me!

Quanti peccati per tanti doni! Quanti mali per tanti beni!

 
Dammi grazia che ti renda bene e non male,

 gratitudine e non ingratitudine,
 
e che senta sempre amarezza
 
quando altro io farò o penserò che sia contro la tua bontà;


e che per l’avvenire ti renda amore per amore,
 
sangue per sangue, vita per vita,

 perché con la mia vita sempre io lodi, benedica e glorifichi te,

 ed edifichi i fratelli e le sorelle

 Amen.

 
Preghiamo

  Dio, Padre onnipotente, che ci hai donato il tuo unico Figlio come prezzo della nostra salvezza, fa’ che vivendo in comunione con le sue sofferenze, partecipiamo un giorno alla gloria della sua risurrezione. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.


fonte: http://www.sorellepoveredisantachiara.it/01_sorellepovere/canonizzazione_camerino/sussidi/itinerario_preghiera.pdf

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